IL CIECO E IL SORDOMUTO di Piero Lo Jacono
In un mattino soffocato
dagli scarichi industriali ,
degli autotreni di un convoglio
che dai mercati generali ,
si dirigono in colonna
come tristi funerali,
nell'attesa del momento
che qualcuno al parlamento
desse presto la notizia
degli accordi sindacali ,
cosi che ogni primizia
salga ancora gli scaffali ;
fermi senza il carburante
….tutto sembra più distante
come il solito campare
tra l'andare ed il tornare,
consuetudine di ingorgo
senza il vizio di pensare
o sopprimere all'istante
quella voglia dilagante
di vedersi moltitudine ,
mai pensarsi l'abitante
di un pianeta e per davvero ,
camminarlo in un sentiero.
Dal caotico rimbombo
che frenetico gli avvolge ,
tutto attorno resta il mondo ,
poi qualcuno se ne accorge ;
guarda i bus abbandonati ,
i relitti tralasciati
vede il giorno che comunque
scorre e muove ogni momento ,
dal mattino ...nel tramonto
trasportato via dal vento .
Vede muoversi l'attorno
nell'osmosi a cui non crede,
poi guardandosi dal basso ,
ricordò di avere un piede
e con altri dal asfalto
come nubi verso il mare,
riscoprì che nella terra
si può ancora camminare.
Riportarono i giardini
sul catrame di ogni strada
l'acqua il solo carburante ,
coi cavalli e con la biada
via dagli edifici spenti
fuori tutti i residenti
tutti a correre sul viale ,
sulla strada provinciale
nella piazza comunale ,
dove il sindaco per giunta
radunata la sua giunta
questa volta non la spunta
quello che sembrava strano
gli è sfuggito dalla mano
c'è chi è sceso mentre stava
ripulendo la cucina
una 'anziana che era morta ;
la badante filippina
l'ha svegliata ,ed è scappata ,
dice che vuol far mattina
c'è un corteo di pensionati
con il taglio alle pensioni ,
corron dietro al sindacato
per rottura di coglioni.
Ecco passa un laureato
che precario si sprecava
corre dietro ad un lavoro ,
finalmente lo agguantava
arrivavano i bambini ,
pronti a correre e a giocare,
ora sono in un bel posto
dove si può camminare
senza scarpe tutto il giorno ,
quando cadi ti rialzi
con i passi in girotondo
…alla città dei piedi scalzi
Il cieco non vede il sordomuto
fargli segnali.
Murati vivi dal mutuo ammanco,
destinati a bussarsi addosso
con le nocche o i pugni
al modo dei carcerati
sui dorsi e le vertebre di muri di sasso,
decidono di prendersi per mano
e di camminarsi a fianco.
L’uno ha la vista ma non la bocca e le orecchie.
L’altro la parola ma non gli occhi.
Le mani, nodi nella stretta, un passo avanti,
il ramo concesso per venirsi incontro
e accettarsi nell’appartenenza.
Ma un invidioso che li vede insieme
e giudica dall’apparenza
grida a loro il suo insulto:
“Ci vogliono due uomini come voi per farne uno!”
I due continuano il cammino
mano per mano,marinai di terre
verso un ignoto lontano.
Giunti in spiaggia
(-oltre altro non possono-)
il sordomuto comincia
a tracciare sulla sabbia
l’ombra del cieco seduto.
Ma ogni ondata tutto cancella.
E il cieco si alza in piedi
per cambiare la posizione della sua ombra.
Il sordomuto lo asseconda
e ricomincia il disegno.
Cos’è sacro, lettore?
Cosa?
Mio lettore errabondo?
Quel tenue filo forse d’aria o di rafia
che le anime lega e allea
l’una all’altra.
di Piero Lo Jacono